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Ricercatori Svedesi scoprono il nesso tra cellulari e tumori al cervello

Traduzione a cura di A.M.I.C.A. 31 Marzo 2006   L’Istituto Nazionale Svedese per il Lavoro ha completato nel 2006 uno studio estensivo sui rischi dell’uso dei cellulari che è stato pubblicato sugli International Archives of Occupational and Environmental Health. La ricerca condotta su 2000 malati di cancro ha evidenziato che l’uso intensivo del cellulare accresce il rischio di ammalarsi di tumore al lato del cervello dove si tiene il telefono fino al 204%. Per uso intensivo si intende di circa 2000 ore,  cioè un’ora al giorno, ogni giorno per sei anni. La ricerca evidenzia, però, che gli studi sulla connessione tra cancro e cellulare non sono conclusivi perché ne emergono continuamente di nuovi che contraddicono i precedenti. Fonte: http://arstechnica.com/news.ars/post/200603131-6502.html   

Uso dei cellulari e rischio di neuroma acustico

Stefan Lönn, Anders Ahlbom, Per Hall, Maria Feychting Istituto di Medicina Ambientale dell’Istituto Karolinska di Stoccolma Epidemiology 2004; 15; 653 – 659 Traduzione a cura di AMICA Abstract Questo studio epidemiologico dell’Istituto Karolinska, condotto tra il 1999 e il 2002 in Svezia su soggetti di età dai 20 ai 69 anni con neuroma acustico e su gruppi di controllo, ha evidenziato che non c’è un aumento del rischio di neuroma acustico correlato all’uso a breve termine del telefono cellulare, ma i dati suggeriscono che ci possa essere questo rischio dopo un uso di almeno 10 anni Link: www.sst.dk/upload/forebyggelse/cff/miljoemedicin/mobiltelefoner_svulster/653.pdf

Ipersensibilità elettromagnetica: effetti biologici dell’elettricità “sporca” soprattutto riguardo al diabete e alla sclerosi multipla

Magda Havas Environmental and Resources Studies Trent University, Peterborough, Ontario, Canada Traduzione a cura di AMICA L’elettricità “sporca” è un inquinante ubiquitario che passa sui fili e si irradia da essi, coinvolgendo sia campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse che una radiazione da radiofrequenza. Lo studio presenta molti casi tra i quali l'installazione di filtri Greham/Stetzer nelle scuole con un miglioramento di salute del personale e degli studenti. In particolare è diminuito in una scuola il numero di studenti che avevano bisogno di broncodilatatori per l’asma ed è migliorato in un’altra scuola il comportamento di bambini affetti dalla sindrome del deficit dell’attenzione e dell’iper-reattività. PMID: 17178585 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=AbstractPlus&list_uids=17178585&query_hl=3&itool_docsum

Effetti dell’esposizione acuta ai campi emessi dai cellulari sui livelli ematici delle attività di perossidasi lipidica e antiossidanti negli eritrociti umani.

Moustafa YM, Moustafa RM, Belacy A, Abou-El-Ela SH, Ali M Department of Pharmacology and Toxicology, Faculty of Farmacy, Suez Canal University, Ismailia 41522, Egypt. J Pharma Biomed Anal. 2001 Nov; 26 (4): 605-8 Questo studio ha ricercato gli effetti dell’esposizione acuta ai campi emessi dai cellulari commerciali su alcuni parametri indicativi dello stress ossidativo in 12 adulti maschi sani. Ciascun volontario ha messo il cellulare in tasca con lo schermo rivolto verso il corpo stando in piedi. I parametri misurati erano i lipidi perossidi e le attività del superossidismutasi, il glutatione perossidasi totale e le catalasi. I risultati ottenuti hanno dimostrato che i livelli ematici dei lipidi perossidi erano significativamente aumentati dopo l’esposizione di 1, 2 e 4 ore. Tali risultati sostengono l’ipotesi dell’interazione tra i campi emessi dai cellulari e i sistemi biologici.

Lo stress ossidativo aumenta gli effetti dei campi elettromagnetici

Recensione a cura di A.M.I.C.A. Uno studio epidemiologico e sperimentale del 2007 dell’Università di Rostock in Germania ha ricercato gli effetti potenzialmente nocivi dei campi elettromagnetici a frequenza bassissima per un lungo periodo di tempo. La ricerca precedente si era concentrata sullo sviluppo della leucemia tra bambini e adulti esposti nel loro ambiente domestico e tra adulti esposti sul luogo di lavoro, ma senza spiegare il meccanismo biologico della cancerogenità di tali campi elettromagnetici. Si è osservato, a livello sperimentale, che i processi metabolici che producono radicali liberi possono essere aumentati da fattori ambientali come i campi elettromagnetici estremamente bassi. È noto che i radicali liberi possono interagire con il DNA, causandone la mutazione, e possono favorire anche patologie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer. Lo studio di Rostok fornisce una rassegna degli studi che misurano lo stress ossidativo in seguito all’esposizione a cam

Effetto dei cellulari sulla fertilità maschile

Recensione a cura di A.M.I.C.A. Uno studio dell’Università di Szeged in Ungheria, presentato alla Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia con sede a Berlino e pubblicato su Archives of Andrology (sett.–ott.; 51 [5]: 385-93), ha scoperto, analizzando un campione di 221 uomini (di cui alcuni con cellulare acceso e altri spento), che la radiazione emessa da un cellulare può ridurre la quantità totale di sperma del 30%. Fonti: www.medicalnewstoday.com/medicalnews.php?newsid=10010 27 giugno 2004 www.timesonline.co.uk/article/0,,2087-1159951,00.html

Effetti genotossici dei campi elettromagnetici

Recensione di due Studi del Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università di Perugia Nel 1979 Wertheimer e Luper hanno riportato per la prima volta un’eccessiva mortalità di bambini che abitavano in case situate vicino tralicci dell’alta tensione e presumibilmente esposti ad elevati campi elettromagnetici. Nel 1998 il National Institute of Environmental Health Sciences ha classificato i campi elettromagnetici a bassissime frequenze nel Gruppo 2B, cioè come “possibili cancerogeni negli umani”. Nel 2002 la stessa classificazione è stata proposta anche dall’International Agency for Research on Cancer. Lo studio di G. Scassellati Sforzolini, M. Moretti, M. Villarini, C. Fatigoni e R. Pasquini dell’Università di Perugia, che è stato pubblicato nel 2004 (Am Ig, 2004, gen-apr; 16 (1-2): 321-40), ha analizzato il potenziale di genotossicità o di co-fattore genotossico dei campi magnetici di frequenze bassissime con un approccio in vitro . I risultati dimostrano che tali campi (a 50